Reduce dalla trionfale tournée de “La paura fa 90”, il popolare comico di Colorado rivela: “Sono un romantico con la Liguria nel cuore”
Di Leo Cotugno – Foto di Gianni Ansaldi
La sua prima volta, artisticamente parlando, è stata vissuta tra attese spasmodiche e concreti timori. Quelli di potere sbagliare, non accontentare le esigenze di un pubblico, quello genovese, «di palato fine e competenza imparagonabile».
Enzo Paci ama raccontarsi così, in modo semplice e schietto, da perfetto interprete della coerenza tanto cara ai liguri. Se il grande palco televisivo di Colorado lo vede protagonista puntuale, irriverente e sottilmente ironico, il teatro lo ha rivelato garbato intrattenitore volto a portare il pubblico stesso parte integrante dello spettacolo, alla stessa maniera di quando il giovane Enzo, nel lontano 1993, esordiva nella Compagnia Goliardica Mario Baistrocchi al fianco degli indimenticati Marco Oreste Biancalana ed Edo Quistelli.
Enzo ha negli occhi immagini molto poetiche della Liguria. «Da bambino vivevo nel quartiere di Castelletto, in via Marco Polo: era meraviglioso aprire ogni mattino la finestra di casa mia e bearmi di un panorama che spaziava sino al centro storico, e tutto il porto, impreziosito dalla presenza di un grande albero di fico pieno zeppo di fiori, vanto di un vicino di casa. A Genova c’erano le rondini, e forse già allora mi è entrata dentro la voglia di volare, vivere emozioni profonde».
Il genovese è un sognatore per natura? «Forse sì e forse no: in lui prevale quel realismo pragmatico che lo porta a diffidare; ma diffidare non vuole dire confine o pregiudizio come sento affermare nell’opinione pubblica. Dietro ogni ligure, dietro ogni genovese, c’è il bisogno di accompagnarsi al meglio, scegliendo con molta e doverosa cura».
Si parte con la Bai, inizio di un lungo viaggio che ha concreto approdo la partecipazione diretta. «Il pubblico» racconta Paci «era parte integrante dello spettacolo, come nella migliore tradizione della rivista italiana. I frizzi ed i lazzi potevano portare all’epilogo clamoroso, come la volta che dal centro del palcoscenico è volata dietro le quinte una gallina. Genova ama tutto questo, l’improvvisazione unita all’originalità mai banale, qualcosa che mi ha contagiato anche negli esordi in prosa con il Teatro Stabile, dove ho incontrato Gabriele Lavia ed Eros Pagni.
Le esperienze donano un bagaglio culturale ed artistico sempre più vasto ed eterogeneo: dopo il debutto in prosa con “Don Giovanni” di Molière per la regia di Marco Sciaccaluga, ecco giungere la mia terza esperienza diretta con il pubblico genovese, con il reimpasto con le scolaresche nella Compagnia del Mediterraneo e nella persona di Luigi Cominotto. Da queste tre esperienze ho capito che il teatro è l’unico luogo autentico in cui si possa vivere la sfida che consiste nel tentare di passare dalla scena alla platea, colmando tutta la distanza fisica che vi intercorre».
Enzo Paci è un altro dei tanti artisti della comicità genovese che a Zelig dapprima e Colorado poi si cimenta con il nuovo corso della risata, nel quale l’attenzione e la qualità sono al vertice.
«Potrei rifarmi a mamma e papà, avevano un negozio di frutta e verdura a San Nicola, in Corso Firenze» rammenta l’artista «e ricordo con quanta cura scegliessero il meglio per ogni singolo cliente. La televisione non è il teatro, occorre filtrare una logica non tenera perchè c’è diritto di scelta, come ospiti dobbiamo prima di tutto essere educativi.
Nomi quali Lastrico, Antonio Ornano, I Beoni, Daniele Raco, I Soggetti Smarriti riconoscono una famiglia artistica di comici liguri che sono andati avanti osando. Sì, perchè dinanzi al piccolo schermo l’Italia è bacchettona, vittima del retaggio morale. In Inghilterra o negli Stati Uniti l’ironia dominerebbe sovrana, la satira sarebbe quasi feroce al pari di quella francese. Da noi no».
Da Colorado al teatro, con il ritorno in scena de “La Paura fa 90“, un omaggio all’essere artista d’improvvisazione «dotato della paura canonica di non fare ridere».
Rifacendosi ad una frase strappata al grande Roberto Benigni: l’artista comico è un musicista della risata ed un poeta di questa musica. Ma ha mai avuto paura davvero, Enzo Paci, dinanzi alla platea? «Un attore ha paura, fa paura e prova paura canonica del palcoscenico ore ed ore prima dello spettacolo, figurarsi al momento della recita! Questo lavoro è frutto di un collage in cui molte parti e battute erano state provate ne “Bruciabaracche, l’Essenziale della Comicità Genovese” che portiamo in giro ogni mese; altri testi ed interventi sono stati invece risultante del puro intuito. Il recitare è un insegnamento che diamo a tutti e riceviamo da tutti con l’unica grande paura del non occuparsene. A questo punto non posso non rifarmi ad un’altra citazione che vive in me, quella di Anna Laura Mesteri, insegnante del Teatro Stabile di Genova: “Il dilettante si preoccupa, il professionista se ne occupa”»..
Scopriamo le grandi passioni di Enzo Paci, che vive a Staglieno, «innamorandosi dei profumi e delle marine di Boccadasse». Vive di complimenti sinceri, che però gli mettono addosso i brividi. «Un complimento falso invece mi rabbuia, sbalza il mio umore come un capriccioso barometro».
Le città che adori? «Vivrei contemporaneamente a Parigi e New York, l’una terribilmente romantica, l’altra cosmopolita e multicolore. Sono un uomo che sogna rivedendo Forrest Gump, riascoltando Claudio Baglioni e “Fotografie”, assistendo alle recite di Margherita Buy. Ma sono anche il tipo impegnato dai libri di Stephen King e…da un bel piatto fumante di tagliatelle al ragù!»
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